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Ferro e Legno

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Ferro e Legno

L'arte di Boldrini utilizza oggetti che sono, quasi sempre, materiali di uso quotidiano o di recupero che vengono inseriti su superfici trattate e preparate con ispessimenti vari come tele compatte, balle, juta, gesso, sabbia ecc. E' un'artista d'impeto e nello stesso tempo un'artista globale; l'arte come tutto, l'arte come passato, presente e futuro dell'uomo; è un personaggio che entra in una miriade di movimenti artistici che lo hanno formato e che lo proiettano in quella post-popular-art di stampo moderno, costituita da uomini che si sono fatti da soli.

Non poteva essere che un'artista toscano come Giovanni Boldrini, innovatore e provocatore per natura, neodadaista ed elaboratore della poetica del Nouveau Realisme per vocazione a creare opere del genere che svelano i meccanismi e le contraddizioni dell'arte contemporanea. Mentre Piero Manzoni nei barattoli della "merda d'artista" introduceva del gesso, Giovanni Boldrini è andato oltre addirittura orinando sul supporto metallico per lasciarlo arrugginire nel tempo e per intervenire successivamente con lacche e materiale di sua creazione. La scelta del suo lavoro concettuale va intesa come una protesta verso quegli artisti che vedono nell'arte un mezzo per esternarsi, mentre per Boldrini l'opera diventa una vera e propria reliquia che contiene realmente un ricordo dell'artista medesimo e allude con ironica metafora all'origine dell'arte stessa.   Eraldo Di Vita

Nannini Maurizio, in arte Tippò; nasce a Pescia il 25 Novembre del 1957. Ha lavorato per molti anni tagliando il legno facendone tavole, travi, listelli e pannelli, scoprendo in ogni pianta disegni di qualsiasi tipo. Così si è dedicato ad estrarre da essi ogni piccolo particolare in modo da incastrarli tra loro, formando collage con nodi, rami, anelli, creando figure astratte.

L'opera di Nannini appartiene all'arte povera, nell'ambito dell'arte concettuale, in aperta polemica con l'arte tradizionale della quale rifiuta le tecniche per far ricorso a materiali poveri come, nel caso di Tippò, il legno. Si avvale del legno per un'arte quasi astratta, che si avvicina molto all'informale usando i nodi, gli anelli e le malformazioni di questo materiale per evocare un volto o un profilo di donna. Michelangelo diceva che nel blocco di marmo sul quale stava iniziando la sua scultura c'era già nascosta l'opera finale ed era sufficiente togliere l'involucro superfluo per portarla alla luce. In definitiva l'arte di Tippò non risiede nell'aspetto delle opere realizzate, ma nell'idea e nel pensiero percorso per realizzare l'opera stessa, come se nel legno che lui usa fosse già esistente l'opera finita.   Eraldo Di Vita

           

            

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